
Introduzione
Mark Fisher è stato tra i più acuti osservatori e critici del sistema capitalistico neo-liberale contemporaneo. Con estrema chiarezza e lucidità aveva denunciato le contraddizioni di quello che lui definiva il “realismo capitalista” (vale a dire il vecchio There Is No Alternative di Margharet Tatcher, un’espressione semplice ed efficace per sostenere che, in fondo, non esistono vere alternative al capitalismo e al suo libero mercato), muovendo i primi passi sul suo blog, K-Punk. Realismo Capitalista diventò poi una delle sue opere più celebri (edita in Italia da Produzioni Nero nel 2018).
Mark Fisher non era soltanto un sagace pensatore: era anche, e forse soprattutto, un prolifico e capace scrittore. La sua scrittura, semplice e lineare, pungente e mai pretenziosa, gli consentiva di passare con facilità da acute analisi della nostra società a riferimenti pop. Per Fisher non c’erano difficoltà nel passare dai lavori di Deleuze al cinema di James Cameron nel giro di poche righe, o nel passare da analisi politiche ad analisi di stampo psicologico (con consueti riferimenti all’immaginario freudiano).
La sua scomparsa, da lui scelta ma non per questo meno prematura, ha lasciato un vuoto incolmabile in chi vedeva in lui un punto di riferimento, in tutti coloro che aspettavano con trepidazione e curiosità ogni nuovo post sul suo amato blog. Ed è proprio dal nome del suo blog che prende il nome l’unica opera pubblicata dopo la sua morte (avvenuta nel 2017).
Il nostro desiderio è senza nome
K-Punk: The Collected and Unpublished Writings of Mark Fisher, questo il nome dell’edizione originale, racchiude in sé tutti gli articoli pubblicati da Mark Fisher sul suo blog, organizzati tematicamente e cronologicamente. Include, inoltre, alcuni lavori lasciati incompiuti al momento della sua morte, tra cui “Acid Communism”, l’opera a cui Fisher aveva cominciato da poco a lavorare prima di togliersi la vita.
La raccolta è stata pubblicata in Inghilterra nel novembre 2018, in un volume unico di 817 pagine. In Italia è stata Minimum Fax ad occuparsi della traduzione e pubblicazione del libro; l’editore ha scelto, però, di proporre il testo in volumi separati, ciascuno organizzato intorno ad un nucleo tematico preciso. Il primo volume, rinominato “Il nostro desiderio è senza nome. Scritti politici. K-Punk/1” è stato pubblicato nel gennaio 2020, mentre a marzo 2021 è seguita la pubblicazione di “Schermi, sogni e spettri. Cinema e televisione. K-Punk/2”. È il primo di questi due volumi (altri ne seguiranno ancora) che voglio presentarvi con questo articolo.
Come si può intuire dal titolo, “Il nostro desiderio è senza nome” raccoglie tutti i post di K-Punk inerenti l’attualità politica, vista attraverso lo sguardo critico e disilluso tipico di Mark Fisher. Non è un caso che alcuni di questi articoli siano stati rimaneggiati in seguito ed abbiano fatto da ispirazione per le sue opere (compreso “Realismo Capitalista”): è qui che Mark Fisher ha cominciato a mettere nero su bianco le sue idee, dando loro una forma ed una sostanza attraverso il suo blog. E questo è sicuramente uno dei più grandi meriti da riconoscere a Mark Fisher: aveva capito l’importanza della comunicazione digitale con un largo anticipo rispetto ad altri, ed aveva saputo sfruttare il medium fornito da internet per instaurare una comunicazione diretta e personale con chi intendeva discutere le sue idee.
I primi articoli presenti sul libro risalgono al 2005 ed arrivano fino al novembre 2016 con l’ultimo articolo mai scritto da Mark Fisher, “Mannequin Challenge”, rimasto incompiuto e mai pubblicato effettivamente sul blog. Ovviamente, gli articoli spaziano tra moltissimi argomenti, e sarebbe difficile darvi un’opinione su ciascuno di essi (e forse sarebbe soltanto deleterio farlo). Quello che mi ha colpito, in linea generale, è stata l’estrema attualità dei suoi articoli, anche di quelli più “datati”. Può sembrare una frase fatta, ma se si togliesse la data a buona parte degli articoli si potrebbe davvero credere che siano stati scritti pochi giorni o pochi mesi fa. Una testimonianza di quanto Mark Fisher fosse stato capace di vederci lungo, oppure una testimonianza di quanto tempo il neo-liberismo abbia impiegato ad accorgersi delle sue contraddizioni.
Ed in fondo era questo il talento di Mark Fisher: aver visto molto lontano con la sua critica al neo-liberismo ed aver trovato un modo elegante ed efficace di parlarne. Devo ammetterlo: leggendo Fisher, non posso che invidiare la sua abilità di scrittore. Riesce a dare vita e vitalità a pensieri che per me sarebbero complessi da esprimere anche soltanto a parole. Figuriamoci in un testo scritto, nei limiti proposti dal formato dei blog. Che si trattasse della situazione geopolitica in medio-oriente nel 2005 o della sconfitta di Hillary Clinton nelle elezioni del 2016, Mark Fisher aveva la capacità di trattare ogni argomento con estrema chiarezza e perspicacia. Basterebbe questo a consigliare la lettura della raccolta: che si condividano o meno le idee di Fisher, le sue analisi presentano sempre elementi di riflessione, mettendo in luce criticità ed ipocrisie del sistema neo-liberale senza troppi giri di parole. Lo stile di Fisher, diretto e senza fronzoli, unito ad un pessimismo quasi pervasivo che aleggia nei suoi scritti, rendono la lettura un proverbiale “pugno nello stomaco” in alcuni frangenti, soprattutto per via dell’apparente irrimediabilità della situazione. Una volta che si è riconosciuto l’inganno del “realismo capitalista”, insomma, il problema diventa quello di uscirne. E certe volte vedere una strada per farlo può essere difficile.
Comunismo Acido
Difficile, dicevo. Non impossibile. Nonostante la difficoltà si possono immaginare percorsi alternativi. Nella raccolta, alla qualità dei post di K-Punk si aggiunge la presenza di un testo incompiuto, “Comunismo Acido” (questa la traduzione italiana, fedele al titolo originale). Sia chiaro: “Comunismo Acido” non è una bozza, non è una prima stesura; non si tratta neanche di appunti di un’opera completa. “Comunismo Acido” è un’introduzione, è l’apertura di un’opera che rimarrà per sempre incompiuta, e non abbiamo indizi sulla direzione che avrebbe preso qualora Mark Fisher avesse continuato a scriverla. Fatta questa premessa, le pagine che ci rimangono forniscono comunque interessanti spunti di riflessione e ci mostrano Mark Fisher alle prese con le tematiche a lui care, ma con un taglio leggermente diverso rispetto al passato. Una delle influenze più grandi in queste pagine è quella di Marcuse, a più riprese citato da Fisher. In particolare, qui Fisher è influenzato dal Marcuse di “Eros e Civilità”, e dal debito comune che i due autori hanno nei confronti di Freud. Proprio con Marcuse, Fisher si interroga sui movimenti avvenuti tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Questo perché, secondo Fisher, è lì che si è avuto un vero punto di svolta: già negli anni Ottanta, il neo-liberismo aveva portato a compimento la sua contro-rivoluzione, cominciando a soppiantare quanto rimasto delle vecchie pratiche socialdemocratiche nei paesi occidentali. In un certo senso, dunque, Fisher torna alle origini di quello che ha definito il “realismo capitalista”, per chiedersi se davvero questo percorso era inevitabile e se davvero non c’erano altre strade percorribili all’epoca. Alla mancanza di futuro portata dal neo-liberismo, Fisher risponde con uno sguardo rivolto al passato; non per idealizzare un dato periodo storico, ma per analizzarne i movimenti e le possibilità mai concretizzate. Ecco, in questo senso “Comunismo Acido” ci mostra un Fisher diverso, che cerca di fornire idee per un percorso ancora tutto da costruire. Come sarebbe continuata la disamina di Fisher non lo sapremo mai, ma proprio in virtù di questa incompiutezza possiamo fare tesoro degli ultimi spunti di riflessione che ci ha offerto.
Ovviamente, la lettura del libro è consigliata a chiunque abbia familiarità con Mark Fisher e con le sue teorie perché, sebbene il materiale qui presente sia già stato pubblicato sul suo blog, la riorganizzazione editoriale degli articoli e l’aggiunta degli inediti vanno ad impreziosire la raccolta, rendendola un punto di riferimento per chi vuole approfondire le teorie politica dell’autore. Per chi invece Mark Fisher non lo conosce, questo libro può essere un’ottima introduzione al suo lavoro, dato che permette anche di seguire l’evoluzione del suo pensiero attraverso gli anni.

Classe ’93, di Cecina. Mi piacciono le lauree (al momento ne ho due, una in Filosofia e Forme del Sapere ed una in Psicologia), i gatti (anch’essi due al momento), i libri (un po’ più di due), i film e le serie tv. Il mio interesse principale sono tematiche come l’intersoggettività ed il rapporto io/altro, ma penso di cavarmela meglio con i meme.