Classe e conflittualità
Le proteste dei lavoratori vittime delle continue delocalizzazioni, gli scioperi di massa del comparto aereo in estate e la protesta dei consumatori inglesi (arrivata oggi anche in Italia) contro il caro energia e l’inflazione, hanno in comune il fatto di essere espressione di un antagonismo, di una frattura, che molti sentono rispetto a questo sistema. Tuttavia, queste lotte spesso non si riconoscono, sono separate e isolate, benché siano gli stessi lavoratori in diversi momenti e luoghi che subiscono sfruttamento, erosione del potere d’acquisto e precarietà. Forse è fondamentale tentare di ripensare nuovamente ai concetti di classe e di lotta di classe per inquadrare questi fenomeni e ricercare una maggiore efficacia.

Marx e la lotta di classe: un tema mai esaurito.
Per ripensare le classi e la questione della lotta di classe è necessario tornare al testo di Marx, sebbene possa sembrare arduo data la complessità dell’opera dell’autore e l’assenza di una definizione chiara e compiuta.
Il terzo libro de Il Capitale (ricostruito da Engels) termina appunto con il capitolo appena iniziato, e dunque incompiuto, sulle classi. Tuttavia, se cerchiamo di seguire la logica de Il Capitale e la sua sistematicità nell’incompiutezza, sappiamo che i concetti più semplici ed essenziali sono i cardini del successivo sviluppo della totalità della teoria. L’intero processo del capitale, che si articola nei tre libri è, allo stesso tempo, implicito nella determinazione dei concetti iniziali, dunque sia posto sia un suo presupposto. In questo modo, possiamo cercare di analizzare il tema della lotta di classe per come emerge da questo sviluppo logico. Infatti, per fare un esempio, nella determinazione del valore della merce, Marx spiega che è essenziale il tempo di lavoro socialmente necessario che l’antagonismo tra capitale e lavoro contribuisce a stabilire. Inoltre, se da un lato il capitale continuamente pone e riproduce le condizioni per avere forza lavoro, dall’altro lato la separazione di un’intera classe dai mezzi di produzione e dai mezzi di sussistenza è un suo presupposto. Per ricostruire, dunque, il concetto di classe e di lotta di classe bisogna ripartire da questo antagonismo strutturale del modo di produzione capitalistico individuato da Marx, ripercorrendo la sua logica espositiva dall’astratto al concreto, cioè ricostruendo le molteplici determinazioni di ogni concetto della totalità. Di conseguenza, la classe non è sicuramente una semplice proprietà degli individui, né una semplice sommatoria, ma dovrà essere una totalità relazionale secondo l’interpretazione offerta dal filosofo francese Bensaïd.
Osserviamo adesso alcuni passaggi fondamentali della principale opera di Marx per trarre significative indicazioni di lettura su questo tema.

Un breve sguardo ai tre libri de Il Capitale
Nel primo libro de Il Capitale Marx ricostruisce il processo della produzione capitalistica a partire dai concetti più semplici e fondamentali ad un elevato livello di astrazione. Le classi e l’antagonismo di classe entrano in scena a questo elevato livello di astrazione nella determinazione del valore come tempo di lavoro socialmente necessario e, dunque, nell’estrazione di plusvalore. La lotta di classe, come anticipato, è un presupposto-posto dell’estrazione del plusvalore (dello sfruttamento del lavoro). Il conflitto tra capitale e lavoro nel primo Libro è presentato in particolare riguardo al plusvalore assoluto ottenuto prolungando la giornata lavorativa. Marx dedica a questo tema un capitolo sulla lotta per la riduzione di essa. Di conseguenza, in questo caso, la lotta di classe avviene come conflitto per il tempo: per determinare la proporzione tra lavoro necessario e pluslavoro. Mi limito a questo caso più emblematico per quanto nel primo Libro siano presenti altri elementi di determinazione dei rapporti di classe.
Nel secondo libro Marx indaga le metamorfosi della circolazione del capitale che rendono ancora più complesso il sistema con l’entrata in scena di nuovi concetti. Su questo piano di analisi l’antagonismo strutturale è rivelato nell’atto della compravendita della forza-lavoro. Il capitale pone il lavoro come merce, dunque è presupposta l’esistenza di una classe di lavoratori costretta a vendere la propria forza lavoro. Inoltre, il secondo libro, ponendo l’importanza della mediazione tra i momenti della produzione e della circolazione “delle merci”, ci permette di capire il ruolo strategico dei trasporti e della logistica che, infatti, presentano alti tassi di sfruttamento.
Nel terzo libro de Il Capitale, ogni concetto esposto in precedenza entra nel processo complessivo di riproduzione del capitale, sebbene il lavoro di Marx non sia terminato. L’aggiunta di questo libro – che indaga la formazione del saggio di profitto, il ruolo della concorrenza, la distribuzione dei redditi – è come il rapporto di classe venga determinato anche da questi elementi. Le leggi della concorrenza che mettono i capitalisti gli uni contro gli altri, allo stesso tempo li uniscono nell’esigenza di controllo e riproduzione della forza-lavoro finalizzato al profitto.
Ricostruire il processo di formazione delle classi è molto complesso, poiché interviene ciascuna di queste determinazioni e nel movimento espositivo dall’astratto al concreto il quadro si complica. Rispetto alla tendenza alla polarizzazione troviamo sempre nuove stratificazioni sociali determinate da status nuovi e vecchi, da anticipazioni e/o residui del passato, dalla geografia sociale (in particolare dalla città).
Quale direzione possibile?
Il non finito dell’opera marxiana riguardo l’analisi delle classi intese come rapporti, appunto di classe, nella loro conflittualità può essere sviluppato affrontando ciò che manca delle articolazioni della formazione sociale: lo Stato, il conflitto politico ecc. Su questo piano la partita si fa ancora più complessa, poiché lo Stato, ma anche lo scontro fra rappresentanze politiche, riproducono l’antagonismo strutturale osservato in precedenza, però spostandolo, in un certo modo dissimulandolo. Non soltanto il processo di reificazione e il feticismo nel modo di produzione capitalistico, ma anche le dinamiche culturali e politiche possono ostacolare lo sviluppo della coscienza e dell’organizzazione di classe dei lavoratori.
Un ultimo punto da aggiungere seguendo il progetto di studio di Marx è il mercato internazionale, cioè i rapporti capitalistici e tra gli Stati su scala mondiale. Infatti, osservando il processo di sviluppo ineguale del capitale a livello geografico, la sua continua dialettica tra centralizzazione e decentralizzazione, è possibile comprendere come la polarizzazione di classe sia dissimulata in queste dinamiche e sia ostacolato il rapporto di solidarietà di classe. Harvey, che a lungo ha studiato queste tematiche, ci spiega chiaramente come il diverso potere di azione sullo spazio, determinato anche dalla diversa mobilità di capitale e forza-lavoro, sia un elemento fondamentale dei rapporti di forza nella società contemporanea.
I problemi che possiamo porci sono a dir poco inesauribili. Per fare un altro esempio concreto, è difficile cogliere le distinzioni di classe nell’intreccio fra circolazione dei redditi e circolazione del capitale finanziario: quando un lavoratore diventa investitore o viceversa trova il suo potere d’acquisto eroso dalla speculazione? Soltanto un pensiero critico e dialettico può permetterci di districare questa complessità. Ma, soprattutto è necessario ritrovare quella prassi che possa opporsi alle diverse forme e modalità di sfruttamento del capitale.

L’antagonismo è irriducibile
Nello scenario attuale, in cui il capitale è sempre più totalizzante, abbiamo imparato da Marx a ritrovare la classe scomparsa pensandola come rapporto nella sua conflittualità. Nella dinamicità di questa totalità contraddittoria ogni momento di resistenza allo sfruttamento esprime l’antagonismo strutturale. Ritengo che il passaggio fondamentale sia riuscire ad opporre a quella pervasività delle dinamiche di sfruttamento del capitale una speculare convergenza degli antagonismi ad esso. Infatti, all’inizio dell’articolo abbiamo menzionato tre lotte distinte riguardo il caro energia, le delocalizzazioni e gli scioperi nelle compagnie aeree. L’avversario è lo stesso capitale speculativo. Harvey ha ricostruito come moltissime compagnie aeree ricavino maggiori guadagni dall’hedging sul prezzo del carburante piuttosto che dal servizio di trasporto in sé (portato avanti da un personale ridotto e più sfruttato). Questa speculazione è analoga a quella che fa schizzare in alto il prezzo dell’energia, ma è anche la stessa che ha preso la GKN e altre fabbriche in Italia e nel mondo per poi abbandonarle. La convergenza delle lotte come è stata promossa dallo stesso collettivo di fabbrica della GKN è la possibilità concreta di opposizione di classe.
Ad esempio, se il capitale viene fermato diventa possibile sfidare i rapporti di forza. Di conseguenza, il rifiuto di massa di pagare il costo dell’energia o il blocco dei trasporti (della circolazione) può mettere in discussione lo stato di cose. Questa estate, infatti, molti governi sono intervenuti per limitare il diritto di sciopero nel trasporto aereo che stava ponendo un limite al business del turismo e non solo. Dunque, la debolezza riguardo il controllo dello spazio da parte delle classi subalterne può essere ribaltata. Un esempio contemporaneo affrontato da Harvey lo possiamo trovare in Bolivia dal 2003. Quando la convergenza a El Alto tra l’esperienza politica degli ex minatori sindacalizzati, le lotte dei sindacati locali, l’auto-organizzazione dei quartieri e i peculiari movimenti indigeni locali ha condotto alla caduta del governo di destra neoliberale. Il successo è avvenuto non soltanto grazie a questa convergenza, ma anche per il ruolo spaziale strategico di questa città, che permetteva il blocco delle vie di accesso alla più grande e centrale La Paz. Questo esempio di lotta per Harvey può essere ripreso persino in Occidente, pensando proprio alle potenzialità dei lavoratori nei trasporti e nella logistica, a condizione che vi sia quella convergenza di diverse istanze.
Bibliografia:
D. Bensaïd, Marx l’intempestivo, grandezze e miserie di un’avventura critica, Edizioni Alegre, Roma 2007.
D. Harvey, Città ribelli, Il Saggiatore, Milano 2013.
D. Harvey, Cronache anticapitaliste, Feltrinelli, Milano 2021.
K. Marx, Il Capitale, Editori Riuniti, Roma 1968.

Classe ‘96, di Pisa. I miei interessi di studio riguardano principalmente il concetto di spazio, in particolare le caratteristiche dello spazio sociale, la geografia critica del capitalismo, il marxismo e il materialismo storico. Seguo con interesse l’attualità politica e vari aspetti della cultura di massa, in particolare lo sport di cui sono appassionato.