Errate letture e luoghi comuni
In questo breve articolo l’intento è mostrare, senza pretesa di esaustività, il contributo che Marx può dare ancora oggi per leggere il presente. Il punto fondamentale, tuttavia, è smascherare una serie di luoghi comuni sull’autore, frutto di errate interpretazioni o semplificazioni, che si incontrano anche nelle lezioni delle scuole superiori. La visione classica, più semplificata e mistificata di Marx lo rappresenta come un pensatore positivista, economicista e meccanicista. Infatti, ricorderete come in molti manuali di scuola Marx sia rappresentato come il filosofo della storia universale: una storia il cui motore sarebbe la lotta di classe e che procederebbe inarrestabile attraverso diversi modi di produzione fino al compimento nel comunismo. L’autore, dunque, secondo questa lettura, si inscrive perfettamente in quel clima positivista ottocentesco nel quale è centrale il mito del progresso.

Per fare chiarezza e iniziare a decostruire questa interpretazione, è fondamentale dire che Marx si trova effettivamente in questo contesto, il quale, però, è molto più complesso, poiché egli si confronta costantemente con la grande filosofia classica tedesca ed è attivo nel contesto politico del nascente movimento operaio. Infatti, è possibile trovare in alcuni momenti del percorso di studio di Marx una teorizzazione della storia che può sembrare stadiale, universalistica e semplificata come ne Il Manifesto del Partito Comunista e ne la Prefazione alla critica dell’economia politica del 59’. Un certo marxismo dogmatico ha pertanto generalizzato a partire da alcuni passi dell’opera di Marx contribuendo ad una lettura distante dal pensiero dell’autore.
Una nuova rilettura
La filologia del testo marxiano con le sue nuove edizioni ha restituito la complessità del pensiero del filosofo tedesco, il quale percorre un cammino che nella sua coerenza è fatto di ripensamenti, discontinuità, nuove formulazioni.
Una lettura attenta di Marx ci mostra come nella sua elaborazione non sia presente l’idea di una Storia Universale, piuttosto ha tentato di esplorare un nuovo modo di riscrivere la storia. Fin dall’ Ideologia Tedesca, Marx critica i filosofi della sinistra hegeliana proprio per la loro idea “sacralizzata” della storia, cioè una rappresentazione nel quale il futuro ideale spiega il passato (il presente è lo scopo del passato). Allo stesso modo, ne L’introduzione alla critica dell’economia politica del 57’ il filosofo tedesco mostra l’errore degli economisti classici che naturalizzano le categorie economiche rendendole transtoriche.
Marx, dunque, da un lato ha demolito la Ragione Storica rovesciando la prospettiva: “la storia non è il punto di partenza, ma ciò che deve essere spiegato”. Dall’ altro, egli attraverso la critica dell’economia politica ha ripensato l’idea di scienza e ha individuato un punto di partenza per comprendere la storia. Decostruendo le categorie astratte dell’economia politica, poiché erano concetti complessi che dovevano essere spiegati, Marx ha lavorato tutta la vita per teorizzare il modo di produzione capitalistico partendo dalle sue forme e relazioni più semplici e fondanti per arrivare ad una determinazione del sistema sempre più complessa. La storia si universalizza proprio perché è la logica contraddittoria del capitale che esige un mercato globale e che cerca di colonizzare ogni aspetto della società per riprodursi continuamente. Marx, così, può sostenere che dalla critica del presente, dischiudendo le sue dinamiche, è possibile cercare di ricostruire il passato indagando le discontinuità, i mutamenti, ma anche i residui.

Ripensare il materialismo storico
Questo ci porta al tema del materialismo storico attribuito a Marx anche nelle lezioni del liceo. Anche questa questione ha avuto uno sviluppo dogmatico che ha contribuito a quell’idea di storia errata menzionata in precedenza. In particolare, esso descrive una dinamica di sviluppo stadiale e meccanica, cioè l’insieme dei modi di produzione che si susseguono. Il passaggio da un modo all’altro avviene una volta che le contraddizioni nella struttura esplodono e portano ad un mutamento complessivo. Molti avranno, infatti, sentito che Marx pensa un rapporto rigido tra la struttura (rapporti di produzione, forze produttive ecc.) e la sovrastruttura (Stato, cultura, rapporti politici ecc.) con la prima che determina la seconda. Come accennato in precedenza, non c’è nulla di più sbagliato! Infatti, Marx ha proprio criticato quell’idea di storia meccanica ed economicista caratterizzata da una temporalità vuota e omogenea di molti autori contemporanei. Egli pensa che ogni parte che compone la formazione sociale (la società), per quanto mediata dal tutto, abbia una sua logica specifica che deve essere disvelata. Ciascuna, dunque, ha anche una propria temporalità discordante rispetto alle altre e ha uno sviluppo ineguale.
Lo sviluppo storico è eterogeneo e ineguale tra le sfere sociali, giuridiche, culturali ed economiche (perciò nessun progresso automatico!). La temporalità di questa storia è plurale: fatta di cicli (economici, ecologici ecc.), ritmi diversi, interruzioni, anticipazioni e controtempi. È come se molte strade percorse a velocità diverse e anche scontrandosi producessero ramificazioni e crocevia possibili.
Attualità del materialismo storico e potenzialità politiche
Marx ci ha offerto un nuovo modo di riscrivere la storia che può restituirci la sua complessità . La sua grande attualità è appunto l’apertura che ci offre rispetto ad un presente che appare come ripetizione dell’identico. Il mito del progresso non ha mai abbandonato la cultura occidentale, anzi con l’apologia della globalizzazione è stata affermata anche l’idea della fine della storia. Il tempo vuoto, omogeneo e astratto di questa visione è continuamente sfidato dall’irruzione delle crisi, dei conflitti e delle guerre. Marx ci offre gli strumenti per interpretare questa storia complessa e cercare di coglierne le tendenze di sviluppo. La stessa temporalità del capitale, cioè le caratteristiche del tempo e i ritmi del sistema economico, è complessa e articolata come ci è svelata nei tre libri de Il Capitale (rimando la trattazione di questa questione a successivi articoli). Questo tema è fondamentale, perché ci spiega come il sistema economico regola il nostro tempo e il ritmo della nostra vita sociale. Inoltre, data la sua natura contraddittoria e osservando le tensioni con le altre sfere della società è possibile interrogarsi riguardo il cambiamento. Secondo l’interpretazione di Bensaïd (filosofo e attivista francese) , una grande lezione di Marx è proprio l’aver restituito un’idea di storia aperta e collocato proprio le potenzialità del cambiamento politico in questo spazio. Infatti, secondo questa lettura la politica si trova nel controtempo, cioè quegli aspetti sociali anacronistici che si scontrano con il presente, e nel punto di incontro tra le diverse temporalità. Nel ricordo delle miserie passate, nell’anticipazione di futuri sviluppi, nella crisi del presente ecc. è possibile l’attivarsi di una contro-storia. Tutte quelle classi sociali che subiscono il ritmo del sistema economico che regola una vita sociale fatta di sfruttamento, miseria, instabilità, violenza ecc. possono riscattare questa contro-storia.
Un’altra lezione fondamentale di Marx è quella di averci restituito la rappresentazione dell’antagonismo strutturale del modo di produzione capitalistico. Sebbene anche questo aspetto richieda una trattazione in un futuro articolo, non è possibile non sottolinearne l’importanza. Infatti, a partire da quest’analisi critica del sistema sociale che Marx ha ripensato il tempo, la storia e dunque la politica. Tentare di ricostruire queste conflittualità e di seguirne le linee di sviluppo offre prospettive politiche per chiunque richieda un forte cambiamento rispetto al nostro presente.
Bibliografia
D. Bensaïd, Marx l’intempestivo, grandezze e miserie di un’avventura critica, Edizioni Alegre, Roma 2007.
K. Marx, Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica, Volume primo, La Nuova
Italia Editrice, Firenze 1968.
K. Marx, Manifesto del partito comunista, Editori Laterza, Roma-Bari 1999.
M. Tomba, Strati di tempo, Karl Marx materialista storico, Jaka Book, Milano 2011.

Classe ‘96, di Pisa. I miei interessi di studio riguardano principalmente il concetto di spazio, in particolare le caratteristiche dello spazio sociale, la geografia critica del capitalismo, il marxismo e il materialismo storico. Seguo con interesse l’attualità politica e vari aspetti della cultura di massa, in particolare lo sport di cui sono appassionato.