Non è una condanna dell’altro sesso che le donne domandano; esse aspirano anzi ad ottenere la cooperazione cosciente e attiva degli uomini migliori, di quanti essendosi emancipati, almeno in parte, dai sentimenti basati sulla consuetudine, sui pregiudizi e soprattutto sull’egoismo maschile, sono già disposti a riconoscere i giusti motivi che le donne hanno di occupare nella vita un posto degno per averne conquistato il diritto. 

[Anna Kuliscioff]

L’irrefrenabile progresso della lotta proletaria ha spinto le operaie nel vortice della lotta politica. 

[Rosa Luxemburg]

8 marzo 2023: all’alba dei 32 anni scopro che tutto quello che mi hanno sempre raccontato sulla “Festa della Donna” è una bufala. Scioccobasita – aggettivo ancora non riconosciuto dall’Accademia della Crusca ma che riflette troppo bene il mio stato d’animo per non utilizzarlo – inizio a cercare una serie di fonti storiche per fare chiarezza sulla realtà dei fatti. Scopro, con immenso piacere ed orgoglio, che l’8 marzo è strettamente connesso con la questione femminile di fine Ottocento e con le proteste delle donne di sinistra che dureranno lungo tutto il Novecento. 

E allora la vicenda, riportata dal mio manuale di storia del liceo, dell’incendio in una fabbrica tessile a New York dove sono morte un centinaio di donne operaie? È una fake news.

Ma andiamo con ordine. 

Donne solidali e lavoratrici: per andare avanti bisogna guardare indietro

Per cominciare a sciogliere la matassa, è necessario ricostruire l’8 marzo partendo dal suo nome: non è la Festa della Donna ma la Giornata Internazionale delle Donne

Perché? 

Perché non siamo solo “Giorgia” ma siamo tutte, non siamo solo “italiana” ma veniamo da tutti i paesi del mondo e, chiaramente, non siamo solo madri e cattoliche.  Ciò significa parità di diritti per tutte – ripeto tutte –  e che non dobbiamo pensare di essere sole perché nella fattualità e nella storicità non lo siamo. 

La Gender History ci ha rese consapevoli del nostro ruolo nella storia e ci ha informate sugli esempi storici di solidarietà femminile, così come sulla nostra capacità di lottare unite. È questo ciò che festeggiamo oggi e che auspichiamo per il presente e per il futuro. Se è questo l’augurio che ci facciamo mentre ci scambiamo mazzetti di mimose (scelte come fiore simbolo dall’Unione Donne Italiane nel 1946: scegliamo un fiore povero, facile da trovare nelle campagne , allora ben vengano anche i fiori.

A partire dalla rivoluzione industriale, il ruolo delle donne nella società è diventato ancora più essenziale soprattutto per il soddisfacimento di alcuni bisogni. Infatti, è proprio negli anni dell’ascesa della società capitalistica che i lavori di riproduzione, domestico e di cura, unicamente svolti dalle donne, acquisiscono sempre più valore diventando strettamente necessari alla crescita demografica, e di conseguenza, economica. Non dobbiamo pensare alla realtà di oggi dove esistono istituzioni del welfare deputate all’educazione e alla cura – che dobbiamo tenerci strette e pubbliche – ma ad una società dove si iniziava lentamente a discutere di queste esigenze. Le donne, poi, non solo facevano figli utili alla macchina capitalistica per andare avanti ma potevano essere loro stesse lavoratrici salariate. Nell’Ottocento, infatti, cresce anche l’occupazione femminile: sono tante le donne delle classi sociali più svantaggiate che, oltre ad essere deputate full time alla crescita della prole, della cura degli anziani e delle faccende domestiche, iniziano a lavorare in fabbrica soprattutto in campo tessile. Il loro tempo di lavoro è duro, con scarsissime condizioni igienico-sanitarie, nessuna sicurezza e, a pari mansioni, retribuito in misura minore degli uomini (e su quest’ultimo punto non è vergognosamente cambiato molto). Proprio per queste ragioni, però, l’Ottocento è il secolo che più ha reso le donne soggetto politico. Vediamo come.

Donne rivoluzionarie e in lotta

Quando si parla di femminismo nella storia (senza contare le ultime correnti attuali) vanno individuati perlomeno due periodi e due movimenti: quella del femminismo moderno, che si sviluppò prima negli USA e poi in Europa a partire dagli anni Sessanta del Novecento, e quella del femminismo storico, nato alla fine del Settecento, ma che ebbe il suo massimo sviluppo (e splendore) tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. È di quest’ultimo che vogliamo approfondire i temi e le rivendicazioni in modo da cogliere il significato e le origini storiche dell’8 marzo. 

Sin dalla metà dell’Ottocento, le donne iniziarono a scendere in piazza e a protestare.  Una delle manifestazioni più sentite del secolo fu quella di New York del 1857 soffocata nel sangue e negli arresti. Le donne chiedevano migliori condizioni lavorative e parità di salario.

Esattamente 50 anni dopo, si riprendono i temi della manifestazione newyorkese nel VII Congresso della Seconda Internazionale socialista del 1907. In quella sede partecipano tante donne socialiste tra cui le celebri politiche rivoluzionarie Clara Zetkin e Rosa Luxemburg . Tra le tante richieste, si vota perché i partiti socialisti chiedano il suffragio universale ma senza unirsi alle donne della borghesia. Questa decisione non viene condivisa dalle socialiste americane che, invece, promuovono manifestazioni e conferenze aperte anche a donne di altri partiti. Come spiega Temma Kaplan, professoressa di Harvard, nella sua ricostruzione storica, saranno proprio gli Stati Uniti la culla della Giornata della Donna che si festeggerà ufficialmente per la prima volta il 23 febbraio del 1909 proprio in onore degli scioperi delle donne di quel periodo.

L’anno dopo, nel 1910, si tiene a Copenaghen la Seconda Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste dove l’idea nata negli USA viene ufficializzata per il mondo intero: nasce la Giornata Internazionale della Donna. Non viene però fissata una data precisa di osservanza. Alcuni paesi europei scelgono il 19 marzo perché in quello stesso giorno del 1848 il re di Prussia fece una serie di promesse davanti al popolo in rivolta tra cui il voto alle donne. In Francia viene scelto il 18 marzo, la data di anniversario della Comune di Parigi, mentre in Svezia optano per il 1° maggio unendosi insieme a tutti gli altri lavoratori. 

Con la Prima Guerra Mondiale vengono cancellati una serie di appuntamenti tra i quali il Terzo Congresso delle Donne socialiste. Questo però non ferma la loro forza: a San Pietroburgo l’8 marzo del 1917 (23 febbraio per il calendario giuliano) le donne protestano nelle piazze chiedendo “Pane e pace” e dando l’avvio alla Rivoluzione russa. Per questo motivo, le donne della Seconda Conferenza Internazionale delle Donne Comuniste scelgono come data della Giornata Internazionale dell’Operaia proprio l’8 marzo. In Italia, per iniziativa del Partito Comunista, viene festeggiata per la prima volta nel 1922, la prima domenica successiva all’8 marzo. 

La storia delle donne continua

La breve cronologia tracciata fin qui è frutto della ricostruzione di storici e storiche  di cui trovate alcune fonti in calce. Negli anni bui della Seconda Guerra Mondiale e nel primo dopoguerra, per motivi propagandistici e politici, le vere origini della Giornata Internazionale della Donna sono state dimenticate (o forse nascoste a proposito). È proprio in quegli anni, infatti, che si trova un’altra narrazione: la vicenda dell’incendio dell’8 marzo 1908 a New York della fabbrica di camicie Cottons del Signor Johnson. La questione assurda (e curiosa allo stesso tempo) è che non si ha alcuna testimonianza storica di un incendio in una fabbrica a New York nel 1908 e nemmeno di un’azienda intitolata Cottons. Un incendio nella fabbrica Triangle avvenne invece nel 1911 dove morirono uomini e donne.

Per fortuna la storia rettifica e poi continua. Negli anni Sessanta e Settanta il femminismo moderno parla di uguaglianza culturale e di liberazione femminile. Le donne ottengono nuovi diritti come quello di divorziare e di interrompere la gravidanza. Su quella scia, nel 1977 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite propone ad ogni paese del mondo di dichiarare l’8 marzo la Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale .

Da quel momento in poi le lotte non si sono fermate così come le conquiste. Altre ondate di femminismo hanno travolto il mondo fino a quelle dei giorni nostri dove l’approccio intersezionale ha ancora tanto da insegnarci soprattutto in termini socio-politici. Insomma, abbiamo materiale per un altro articolo ma soprattutto per lottare. Siamo marea e non ci fermeremo.

Dove c’è volontà c’è un modo. Abbiamo la volontà per una rivoluzione mondiale, quindi dobbiamo trovare la strada per raggiungere le masse delle donne sfruttate e schiave, sia che la condizione storica la renda facile o difficile.

Clara Zetkin

Bibliografia e sitografia

T. Kaplan, On the socialist origins of International Women’s Day, Feminist Studies 11, N. 1, 1985, pp. 163-171. 

T. Capomazza, M. Ombra,8 marzo. Una storia lunga un secolo, Iacobelli Editore, Roma 2009.  

AA.VV., 1892-1982 PSI Novanta anni di storia. Almanacco socialista, ISPE Editore, Palermo 1982.

https://www.archivesdufeminisme.fr/actualites/kandel-l-journee-des-femmes-le-mythe-des-origines

https://www.internationalwomensday.com/

https://web.archive.org/web/20160312120336/http://womenwatch.unwo men.org/international-womens-day-history 

http://8mars.info/ 

https://web.archive.org/web/20131230232246/http://archiviostorico.corriere.it/2004/marzo/08/Quella_svista_sull_marzo_co_9_040308002.shtml

https://www.un.org/en/observances/womens-day/background